giovedì 12 luglio 2018

A Palermo di scena le opere di Jan Fabre

PALERMO - Sotto i riflettori sino al 4 novembre, Monreale e Agrigento una selezione di opere di Jan Fabre, artista di Anversa e protagonista delle scene dell'arte contemporanea. E' un itinerario di bellezza, quello dell'artista fiammingo, che con i suoi lavori incrocia e si confronta con alcuni dei luoghi piĂ¹ belli e storicamente importanti della Sicilia e del Mediterraneo: ad Agrigento, soprattutto il parco della Valle dei templi, ma anche la Biblioteca Lucchesiana, Santa Maria dei Greci, il chiostro del Monastero di S. Spirito e il Museo Archeologico; a Monreale, il complesso del Monastero costruito da Guglielmo II, oltre al Duomo, il chiostro e alcune sale appartenenti al Dormitorio dei Benedettini.

Curata da Joanna de Vos e Melania Rossi, "Jan Fabre, Ecstasy & Oracles" propone oltre 50 lavori realizzati fra il 1982 e il 2016: sculture in cera e in bronzo, disegni, film che documentano performance e mosaici di cangianti corazze di scarabei. Nel parco archeologico di Agrigento vi sono le opere piĂ¹ spettacolari, una serie di lavori di varia natura dislocati lungo la Via sacra in omaggio all'antica Akragas.

Vicino ai templi di Giunone e Zeus, s'incontrano due sculture in bronzo a grandezza naturale, "L'uomo che dirige le stelle" del 2015 e "L'uomo che dà il fuoco" del 2002, dove l'artista si autoritrae come un Prometeo contemporaneo che sfida le leggi della fisica, del tempo e degli dei, nel tentativo di proteggere la fiamma dell'arte destinata a forgiare la storia futura del mondo. Il Tempio della Concordia è l'ambientazione scelta per la proiezione su 5 grandi schermi di una performance che rievoca il dono profetico di Cassandra e i responsi divini della Pizia.
 
Sempre ad Agrigento, nei diversi siti, sono esposti disegni, video di performance e sculture, di queste ultime molte riprendono il tema della tartaruga, simbolo di immortalità e di saggezza. A Monreale, invece, Fabre vuole rappresentare il ciclo continuo di vita, morte e resurrezione attraverso lo "scarabeo gioiello", animale sacro e immagine di rinascita,con grandi pannelli a mosaico dal titolo "Vanitas vanitatum omnia vanitas" realizzati con corazze iridescenti, che si ricollegano idealmente ai mosaici del Duomo, e con i tre scarabei in bronzo recanti sul dorso, rispettivamente, una Croce latina, un ramo di alloro e un bastone vescovile. Nella Cappella di S. Benedetto nel Duomo, aperta al pubblico per la durata della mostra, è esposta la bella scultura in bronzo "L'uomo che porta la Croce" del 2015, che ritrae l'artista mentre tiene in bilico una Croce di 4 metri sul palmo della mano. Gli orari delle mostre sono quelli di apertura dei diversi luoghi espositivi.

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